dammi la zampa

E  D  U  C  A  Z  I  O  N  E      C  I  N  O  F  I  L  A

C H I   S O N O

Ciao a tutti!

Mi chiamo Arianna. Fin da piccola avevo in testa di fare l’etologa o la cantautrice, come ogni bambina non avevo le idee chiare. Le avevo chiarissime su una cosa però: volevo un cane! Alla fine i miei genitori mi hanno accontentato ed è arrivata Dolly, una maltese permalosa e inseparabile che mi è stata accanto per 14 anni.

Crescendo le mie scelte di studio e professionali hanno preso un’altra strada e nel 2009 ho conseguito la laurea in Biotecnologie per la Salute e poco dopo ho iniziato a fare la ricercatrice in laboratorio.

Durante gli anni di università a Dolly si è sostituita Zara, una boxer fantastica che mi ha insegnato che c’è sempre qualcosa per cui sorridere e purtroppo mi ha insegnato anche a godere a pieno di ogni attimo perché se ne è andata all’improvviso lasciandomi un gran vuoto e tanti bellissimi ricordi.

Terminati gli studi e ritrovato un po’ di tempo libero per studiare altro, con le mance raccolte per la laurea e Zara al mio fianco ho seguito i primi due corsi di educazione cinofila e ho iniziato l’addestramento di Zara.

Nel settembre 2011 sono diventata EDUCATORE CINOFILO FICSS-CSEN e da allora ogni giorno l’attività cinofila occupa sempre più tempo nelle mia giornate regalandomi tante soddisfazioni e tanta gioia. 

La mia formazione cinofila è in continuo aggiornamento e a gennaio 2012 è entrato rumorosamente a far parte della mia vita Tequila, il mio primo boxer maschio con cui condividerò tante attività cinofile ma soprattutto la vita di tutti i giorni!

I cani sono fondamentali nella mia vita, lo sono sempre stati, sono parte della famiglia, della casa, della mia vita. Sono importanti perché a loro non importa se sei triste, felice, arrabbiata, povera, ricca, bella..loro sono sempre li ad aspettarti e quando rientri a casa e vedi il tuo cane lui ti fa sentire importante, ti fa sentire il numero uno, qualsiasi cosa tu abbia fatto o farai.  Non si è mai soli con un cane accanto, danno tantissimo, più di quanto puoi dargli tu e non chiedono molto in cambio, spesso gli basta che lanci una pallina colorata!

Marzo 2013

La storia è quella di Tequila, ma potrebbe essere quella di Zara o di mille altri cani che sono stati tanto amati dai loro padroni e che hanno lasciato con la loro morte un gran vuoto.

Era uno dei primi giorni di ottobre, faceva ancora caldo, sono uscita presto dal lavoro e come al solito son tornata a casa a prendere Tequila e via per un gelato. Ho notato uno sguardo strano in lui, impercettibile ad altri, e sono andata dal veterinario, non ero tranquilla. Il giorno dopo l’esito: rene policistico, nessuna cura. Il cane non soffre, abbiamo davanti qualche settimana, al massimo uno o due mesi, poi se sono d’accordo negli ultimi giorni lo dovrò aiutare con l’eutanasia per evitargli sofferenze. Piango disperata. Sono al lavoro quando mio papà mi da l’esito del veterinario. Comincio a fare telefonate a raffica, mando mia mamma da un altro veterinario, chiamo l’allevatrice e porto Tequila dal suo veterinario di fiducia, tutti confermano.

Piango, non so fare altro. Disdico tutti gli impegni non necessari al di fuori del lavoro. Concedo tutto a Tequila, persino di dormire abbracciato a me con la testa sul mio cuscino e gli faccio una promessa: non lo farò soffrire.

Inizio le cure consigliate dal veterinario: vitamine, integratori, mangime specifico e i giorni passano. Tequila sta bene, combina disastri, magia, gioca, corre e ogni mese andiamo a fare i controlli, nessuno di quelli che incontro direbbero che è un cane malato. Non soffre. Anzi gli abbiamo dato la licenza di uccidere! Nulla osta per divani, letti, auto, tutto quel che vuole!

La vita riprende e i giorni vanno avanti, normali. Io vado avanti ma convivo con l’ansia. Piango ogni mattina in auto mentre parto da casa per andare al lavoro. Mi dispero ogni volta che lui mangia un po’ meno dei miei canoni. Lo accarezzo per ore prima di addormentarmi. L’unica cosa che vorrei è star con lui il più possibile perché già so quanto mi mancherà. 

Passano i mesi e la prima settimana di marzo io ho già capito … è quasi il momento. Cinque mesi è rimasto con me dalla diagnosi, non ci avrei mai sperato in questo regalo. Cinque mesi ho avuto per metabolizzare la cosa ma non sono serviti, non sono arrivata pronta. Sabato 9 marzo dopo il lavoro il mio ragazzo è andato a prenderlo e insieme siamo andati dal veterinario. Non abbiamo nemmeno dovuto chiedere, lui come ci ha visto ha scosso la testa … era il momento. L’ho salutato, gli ho detto che era stato un bravo cane, che l’ho amato tantissimo e che mi sarebbe mancato da morire. Spero non ce l’abbia con me. Gli avevo promesso che non l’avrei fatto soffrire e così è stato. È stata una delle decisioni più difficili. Volevo esserci, non volevo succedesse come con Zara, non mi perdonerò mai di non esser stata lì con lei quando se ne è andata.

Sono tornata a casa. L’ansia non c’era più e nemmeno le lacrime erano molte.

Adesso non sono io. Io non sono completa senza un cane a fianco. Il vuoto che lasciano è immenso ed è il prezzo da pagare per tutto quello che ci danno in vita. Mi aggiro per casa ma sento sempre fitte allo stomaco; quando salgo le scale e non sento la coda di Zara sbattere nella cuccia per salutarmi; quando faccio la doccia e non c’è il muso di Tequila incollato al box; quando resto con la crosta di formaggio nel piatto giro la testa e nessun sbavoso è li a sgocciolare e implorarmi di dargliela.

Sono piccole cose, quotidiane, come vestirsi, bere o lavarsi i denti. Piccole cose che ti fanno definire casa il luogo dove abiti.

 

Sono rimasta due ore con la pagina bianca aperta davanti con la convinzione di dover scrivere qualcosa, di volere scrivere qualcosa, non sapendo bene parte iniziare a scrivere. Il timore di risultare esagerata, leggendo si può pensare si stia parlando di una persona, invece era solo un cane. Ma questo è quello che provo. Vorrei esser più brava con le parole ma non lo sono; chi mi conosce sa che non mi apro facilmente, che do sempre l’impressione di esser forte e di saper affrontare tutto, ma non è così.

 

Volevo scrivere queste poche righe da pubblicare sul mio sito per condividere le mie emozioni e per dire a quelli che come me hanno amato il loro cane alla follia che è normale star così male.

 

Grazie.